Il 5 febbraio di ogni anno i sammarinesi festeggiano la liberazione dall’occupazione alberoniana che sconvolse, se pur per breve tempo, anche l’ordinamento sammarinese.
Nel 1739 il potere sul Titano era mantenuto da un’oligarchia di famiglie ed il territorio era spartito tra uno sparuto numero di proprietari terrieri.
Sfruttando la litigiosità interna, la necessità di alcuni sammarinesi ricchi ma esclusi dal giro del potere di restituire all’Arengo il suo valore, il Cardinale Alberoni sfruttò un pretesto per mettere le mani sulla Repubblica.
L’Alberoni, con la scusa di riportare l’ordine sociale, fece emettere un “Breve” dal Papa e poi, con un vero e proprio colpo di mano, destituì i Reggenti e li sostituì con un’altra figura, mentre i Consiglieri erano nominati direttamente dallo Stato della Chiesa.
A quel punto i cittadini sammarinesi si risvegliarono, fecero sentire la propria voce con il Pontefice e con gli altri Capi di Stato europei.
La sovranità sammarinese aveva comunque un valore, anche simbolico.
Il Papa si ritrovò così costretto a sostituire il Cardinale Alberoni con Mons. Enriquez.
Era, appunto, il 5 febbraio 1740 quando San Marino ritrovò la propria libertà e la propria indipendenza.
Per omaggiare questa ricorrenza la Santa venne proclamata compatrona di San Marino ed è raffigurata sulla facciata del Palazzo del Governo tra San Leo e San Marino.
Ogni anno in questa data si svolge una processione, dal santuario di Borgo Maggiore viene portato a spalla in una processione religiosa, il dipinto della Santa sino alla Pieve.
Questa cerimonia, in omaggio alla tradizione si svolge con qualsiasi tempo e, secondo la leggenda, un anno a causa di una nevicata molto copiosa non ebbe luogo e il giorno successivo si trovarono le orme della santa sulla neve.
Da allora, si svolge con qualsiasi tipo di tempo.