L’Arengo è stata la prima forma di governo della Repubblica di San Marino. Nato nell’Alto Medioevo, intorno all’anno 1000, rispondeva all’esigenza di creare un organo politico capace di governare e dirigere la comunità che si era formata.

Agli inizi della storia della comunità sammarinese, periodo di cui si sa quasi nulla, è probabile che le decisioni più importanti per la minuscola società venissero prese durante un’assemblea a cui partecipavano membri di tutte le famiglie, cioè che i poteri politici non fossero delegati a nessuno e che si operasse in un clima di totale democrazia diretta.

Il termine Arengo, in origine, indicava l’assemblea di tutti i capifamiglia che si riunivano al suono della campana maggiore della pieve per decidere le questioni importanti riguardanti la vita pubblica.
Questa assemblea deteneva tutti i poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario che prima erano nelle mani di una sola figura, l’abate feudatario.

All’Arengo spettava la nomina delle più alte cariche dello Stato, compresi i Consoli, poi detti Capitani Reggenti. E furono proprio loro ad ereditare, dal 1244, i compiti esecutivi come il potere giudiziario.
Con l’Arengo iniziò anche la stesura degli statuti, una raccolta di leggi che regolavano la vita della comunità.

Prima che venisse costruito il primo Palazzo Pubblico della comunità, si riuniva ad un’ora stabilita nell’atrio della Pieve (Basilica del Santo), al suono della campana, quando i Consoli, ovvero i Reggenti, lo ritenevano necessario.

Intorno al secolo XV con l’aumento della popolazione era diventato sempre più difficoltoso convocare tutti i capi famiglia e soprattutto prendere delle decisioni comuni: per questo l’Arengo stesso nominò 60 membri a cui affidare parte delle sue funzioni originarie.

Il Consiglio Grande e Generale

Nasceva così il Consiglio Grande e Generale e e si passò da una partecipazione diretta del popolo alle decisioni politiche ad una indiretta.

Alla fine del XVIII secolo grandi sconvolgimenti interessarono l’organizzazione del potere a San Marino: l’Arengo non interveniva più ad eleggere i rappresentanti del Consiglio, anzi era relegato a istituzione puramente decorativa.
Il Consiglio, sottrattosi ad ogni forma di controllo, spadroneggiava in nome degli interessi di un numero sempre più ristretto di famiglie patrizie.

Da questo momento fino all’occupazione alberoniana gli ordinamenti sammarinesi subirono un  processo di involuzione di stampo oligarchico.

Solo il 25 marzo 1906 l’Arengo venne nuovamente convocato nella pieve, l’evento viene ricordato con il nome di Arengo del 1906.

805 capi famiglia  su 1054 si riunirono e a ciascuno venne consegnata una scheda con due quesiti: primo si chiedeva se a San Marino il governo doveva essere guidato dal Consiglio Principe e Sovrano, secondo si chiedeva se a fare parte del Consiglio dovevano presentarsi un numero di consiglieri proporzionale tra gli abitanti del contado e quelli della città. Questa fu la prima forma di referendum.

Il 5 maggio 1906 venne varata la prima legge elettorale in base alla quale il rinnovo del Consiglio doveva avvenire per un terzo ogni 3 anni. Una grande ristrutturazione che ha permesso di ampliare riequilibrare i poteri e di aumentare il numero di persone che potevano far parte dell’assemblea votante.

L’Arengo come assemblea dei capifamiglia non venne più riunito fino al 25 Marzo 1906, assumendo così una fisionomia diversa rispetto alla sua originaria: in pratica divenne un momento della vita comunitaria che si svolgeva due volte all’anno, in aprile e ottobre, in corrispondenza dell’elezione delle nuove Reggenze, in cui ogni capofamiglia poteva inoltrare petizioni e richieste al Consiglio Grande e Generale, purché fossero d’interesse pubblico, tramite i nuovi Reggenti,.

Attualmente viene utilizzato il termine Istanza d’Arengo per indicare la presentazione da parte dei cittadini di richieste a interesse pubblico con una cadenza semestrale (la prima domenica dopo il 1° ottobre e la prima domenica dopo il 1° aprile).

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